Tendine di Achille: Tendinopatie

Il tendine d’achille è il tendine più grande e più forte del nostro corpo.
Connette i muscoli del polpaccio, gastrocnemio e soleo, al calcagno.
Questi muscoli hanno come azione quella di estendere la caviglia sia a ginocchio esteso (gastrocnemio) che flesso (soleo), azione fondamentale per camminare correre e saltare.

Il tendine è avvolto per tutto il suo decorso in una guaina chiamata peritenonio, di spessore variabile.
La vascolarizzazione del tendine avviene sia attraverso arterie interossee provenienti dal calcagno che da da arterie intramuscolari.
La zona di tendine tra 2 e 6 cm sopra l’inserzione calcaneare è una zona scarsamente vascolarizzata.
Tale scarsezza di circolazione lo rende in quest’area più vulnerabile a lesioni e a degenerazione.


Bisogna distinguere due tipi di tendinopatie:

tendiniti non inserzionali

che solitamente interessano la porzione critica del tendine 2 – 6 cm sopra l’inserzione calcaneare.
è tipica di pazienti giovani che praticano attività sportiva durante la quale le forze che insistono nell’area del tendine in particolare durante la corsa e il salto, possono aumentare sino a 10 volte rispetto al peso del corpo, causando microrotture delle fibre tendinee.
Tali lesioni se trascurate possono portare fino alla rottura completa del tendine.

Tendiniti inserzionali

che coinvolgono la porzione più distale del tendine, quella che va ad inserirsi sul calcagno, non legata ad attività sportiva e frequente anche in pazienti anziani.
Può associarsi ad un escrescenza ossea sul versante superiore del calcagno nota come deformità di Haglund e ad una borsite retro o pre achillea.


Frequente è anche la formazione di uno sperone calcaneare all’interno o lungo la periferia dell’inserzione del tendine stesso.
I disturbi vengono riferiti soprattutto in corrispondenza della protuberanza postero laterale del calcagno specie quando si indossano calzature rigide, costrittive o con contrafforte troppo stretto.

Si distinguono tre stadi:

• Stadio I Peritendinite in cui è presente un infiammazione che interessa le strutture peritendinee che lo avvolgono, mentre il tendine è integro.
I sintomi sono solitamente acuti e durano da 2 a 6 settimane.

• Stadio II in cui il processo infiammatorio che interessa le strutture peritendine si associa anche ad una degenerazione del tendine. (Peritendinite con tendinosi).

• Stadio III in cui è presente solo una tendinosi, cioè la degenerazione asintomatica del tendine senza infiammazione concomitante. In questo caso può svilupparsi una rottura interstiziale una rottura parziale o una rottura acuta completa.

CAUSE

Tra le cause comuni abbiamo:

• sindromi da sovraccarico funzionale,
• problemi posturali come l’iperpronazione o il varismo dell’avampiede,
• allenamenti su superfici irregolari o eccessivamente dure o in discesa,
• errori di allenamento come aumento improvviso di durata intensità e distanza,
• uso di calzature inadeguate mal costruite o eccessivamente consumate.
• prominenza abnorme della porzione posteriore del calcagno (morbo di Haglund)
• perdita di elasticità per invecchiamento del tendine

SINTOMI

I pazienti lamentano tipicamente un dolore nell’area della porzione distale del tendine, solitamente sotto forma di fitte lancinanti, due-quattro dita prossimamente all’inserzione del tendine.
Il dolore spesso si sviluppa con le prime attività mattutine e può aumentare con l’esercizio fisico, ed essere avvertito sia nella semplice deambulazione che durante la corsa.
Nei casi più avanzati è presente tumefazione, riduzione dei movimenti della caviglia, ispessimento nodulare del tendine, arrossamento e aumento della temperatura cutanea. Meno comune il riscontro di una crepitazione cutanea.
Nelle forme inserzionali è tipica la protuberanza ossea con infiammazione acuta della borsa sotto e retrocalcaneare.

TRATTAMENTO

La maggior parte dei casi di dolore al versante posteriore del tallone viene trattata con pieno successo utilizzando un trattamento non chirurgico.
Uno dei fattori più significativi che influenzano la prognosi e la guarigione con un trattamento conservativo è la durata dei sintomi. Sei una tendinosi è stata presente per sei mesi o più la patologia è più difficile da trattare in modo non chirurgico.

Il trattamento conservativo consiste soprattutto
• nell’ottimizzazione dell’attività sportiva del paziente con adeguati periodi di riscaldamento e raffreddamento, stretching, miglioramento delle calzature con predilezione di scarpe con sistema ammortizzante del tallone, evitando la corsa su superfici irregolari ed in pendenza.

• Fisioterapia, in particolare tecar, ultrasuoni e onde d’urto
• immobilizzazione con tutori diurni e notturni
• trattamento farmacologico
• trattamento infiltrativo specie con acido ialuronico e gel piastrinico

Trattamento chirurgico

Scopo del trattamento delle tendinopatie non inserzionali è quello di rimuovere l’infiammazione e i tessuti eccessivamente degenerati e di rigenerare il tessuto tendineo.

Il trattamento tradizionale consiste nell’esporre la porzione di tendine degenerato per poi procedere alla resezione del peritenonio e allo sbrigliamento del tendine mediante escissione delle porzioni degenerate.

Il nostro trattamento innovativo consiste nell’effettuare con procedura mininvasiva ambulatoriale, delle scarificazioni longitudinali parallele al decorso delle fibre tendinee eseguite in modo percutaneo senza ferita chirurgica, mediante un bisturi da microchirurgia. Nelle piccole trincee ottenute iniettiamo con una siringa i fattori di crescita presenti nel gel piastrinico prelevato e ottenuto dalla centrifugazione del sangue.
Nei casi più severi ricorriamo all’innesto di grasso addominale, ricco di cellule mesenchimali, prelevato con una piccola cannula e processato secondo il sistema, lipogems, in modo da potenziare i processi di rigenerazione e riparazione tissutale.



Nei casi più severi procediamo oltre al procedimento rigenerativo anche all’escissione mediante radiofrequenze del tessuto degenerato mediante un piccolo accesso chirurgico.

Il trattamento delle tendiniti inserzionali consiste invece nella rimozione mediante accesso mininvasivo o per via artroscopica, dello sperone osseo e delle calcificazioni intratendinee.
Queste causano un conflittto meccanico con la calzatura, che infiamma le strutture tendinee e peritendineee in particolare le borse sierose.


Nei casi più severi è necessario disinserire completamente il tendine dal calcagno per poter procedere ad una toilette accurata, all’escissione delle due borse, e alla resezione di spessore sufficiente della prominenza ossea, per poi reinserirlo mediante un accurato sistema di ancoraggio.